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Autore "Storia di Marie e Julien", di Jacques Rivette
Pythoniana

Reg.: 06 Lug 2004
Messaggi: 1257
Da: Gorizia (GO)
Inviato: 23-09-2004 14:13  
*** OCCHIO AGLI SPOILERZ! ***

"Wretch," I cried, "thy God hath lent thee - by these angels he hath sent thee
Respite - respite and nepenthe from thy memories of Lenore!
Quaff, oh, quaff this kind nepenthe and forget this lost Lenore!"
Quoth the Raven "Nevermore".

In "Storia di Marie e Julien" (film che il regista avrebbe dovuto girare negli anni '70 a completamento di un ideale trittico iniziato con "Noiroit" e "Duelle"), Nevermore non è un corvo, come in Poe, ma un gatto, e Julien, il protagonista della vicenda, la sua Lenore (Marie) la ritrova, ad un anno (un po' più) dalla sera in cui i due si erano conosciuti (e amati?).
Lui è un uomo sciatto, non realizzato, dedito alla sua attività di orologiaio e ad un ricatto portato avanti più per noia che per malvagità o necessità di denaro; lei è sfuggente, con un passato oscuro, patisce momenti di assenza e straniamento. "Fisiologicamente" innamorato di lei, Julien invita Marie a trasferirsi da lui, e lei accetta di buon grado. Il rapporto tra i due si sviluppa su un binario più onirico che reale, in cui finisce con il giocare un ruolo decisivo anche Madame X, la donna ricattata da Julien: pian piano si scopre la realtà di Marie e la natura dei suoi sforzi, concretizzati nella cura di una stanza della casa cui lei impedisce a Julien l'accesso...

A metà tra la storia d'amore di taglio intimista ed il thriller metafisico (mi chiedo come avrebbe gestito la storia un Sautet o, dall'altra prospettiva, uno Shyamalan), Rivette gira benissimo una storia la cui cura e la cui freddezza sacrificano però leggermente il coinvolgimento emotivo dello spettatore. Julien ripara (orologi), Marie ricostruisce (la scena per il suo "rituale"): è evidentemente un gioco di dettagli, ed il regista si pone sulla stessa linea. Quindi, a sua volta, costruisce, spesso con uno sguardo da pittore (si veda ad esempio l’ottima composizione della scena dell’attesa della telefonata di Madame X: Julien in 1° piano, a sinistra, che ripara l’orologio; dietro, Marie seduta al centro; la pendola e Nevermore a riempire lo spazio a destra) ed aiutato da una scenografia ed una fotografia impeccabili. I movimenti, della macchina e dei personaggi, sono essenziali, tesi soprattutto ad evidenziare i rapporti tra i caratteri, come nella scena iniziale (l’incontro sognato da Julien), in quella del 1° incontro tra Julien e Madame X ed in quella in cui, a cena, i due protagonisti si prendono la mano, anticipatrice del discorso di Julien sulle sue mani da macellaio. Tra gli atout del film, anche il pudore dello sguardo: sia nelle scene che vedono i due protagonisti a letto (mai voyeuristiche o gratuite, ma anzi molto ben giocate nel rapporto tra le immagini e gli incroci onirici degli ottimi dialoghi) sia nella scelta di ellissi e fuori campo. I due protagonisti, poi: Emmanuelle Béart, al solito bellissima, è contenuta, talora quasi legnosa; Jerzy Radziwilowicz, al contrario, propone una caratterizzazione sovente netta e teatrale. Lungi dall’essere dei difetti, sono anzi interpretazioni funzionali ai personaggi, anche se forse alla fine gli elogi maggiori li merita Anne Brochet (Madame X). Dovendo trovare dei difetti alla pellicola, andrebbe citata la lunghezza (150’ possono risultare difficili da sostenere), anche se il lavoro di Rivette rende difficile l’opera di trovare sequenze sacrificabili; rimane però la sensazione, verso la fine, che ci siano più punti in cui il film potrebbe finire senza causare traumi allo spettatore. Dopo due ore in cui volutamente e giustamente molte cose non vengono spiegate (grazie anche a dialoghi che qualcuno potrebbe forse trovare oscuri e/o noiosi), pare quasi che nell’ultima mezz’ora Rivette voglia al contrario spiegare troppo: il ritmo subisce un’accelerazione fino ad arrivare ad un sottofinale (l’ultima scena), che sembra contraddire ciò che ci ha precedentemente rivelato la sceneggiatura.
In sostanza un buonissimo film, che però per lunghezza e sviluppo della sceneggiatura potrebbe risultare indigesto a molti: potrete magari pensare che Rivette soffra di autocompiacimento (intellettualistico?); io credo invece che abbia dato una comunque valida lezione su come si gira un film.
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"Riempi il tuo cranio di vino prima che si riempia di terra, disse Kayam." Nazim Hikmet

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Tristam
ex "mattia"

Reg.: 15 Apr 2002
Messaggi: 10671
Da: genova (GE)
Inviato: 23-09-2004 18:25  
cavolo, io me lo sono perso. a milano lo davano solo in un cinema...

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"C'è una sola cosa che prendo sul serio qui, e cioè l'impegno che ho dato a xxxxxxxx e a cercare di farlo nel miglior modo possibile"

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AlZayd

Reg.: 30 Ott 2003
Messaggi: 8160
Da: roma (RM)
Inviato: 23-09-2004 23:43  
Gran bel film. Così com'è. Impeccabile. Nessuna freddezza, la "temperatura" è perfetta. La durata ci sta tutta.

Per ora. Ho poco tempo per agggiungere altro.

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"Bisogna prendere il veleno come veleno e il cinema come cinema" L. Bunuel

[ Questo messaggio è stato modificato da: AlZayd il 23-09-2004 alle 23:47 ]

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